humour-umori
di gianluca pittavino
Una caratteristica del teatro di Rem e Cap che ieri non mi pare sia emersa nell'elenco di parole chiave è umorismo.
Ho trovato in tutto il teatro di Rem & Cap una forte componente umoristico-umorale delle opere qui visionate (Sacco, Pozzo, Teatro).
L'umorismo di cui sono permeate questi lavori non necessita né permette alcuna spiegazione analitica essendo dato di per sé nella sua evidenza.
Un humour che parla senza parlare e che continuamente genera in chi guarda una inspiegabile ilarità senza costringerlo/a a stupide e vane esegesi che ne snaturerebbero l'intrinseca forza che semplicemente si dà per sé stessa, nella sua effettualità. Umorismo puro che non scade nella volgarità, né ha bisogno di strutture intellettuali che la sostengano. Umorismo per l'appunto puro, concreto come quello del nostro vivere quotidiano quando assistiamo a scene buffe che ci fanno sorridere spontaneamente senza pretese psicologiche né cadute volgari, e che muoiono nell'attimo stesso in cui tentiamo di raccontarle e di tradurle logicamente in causalità che non gli appartengano. Su questo forte senso di accidentalità e casualità (anche se voluta e intenzionata) penso si possa cogliere una delle grandi linee di forza del loro teatro. Quanto alla complementare caratteristica d'umoralità, trovo che sia tutto riconducibile all'evidente senso di fatica che ci trasmettono; umorale soprattutto è la forte presenza fisica di Remondi, che si pone come contraltare necessario all'esile, aerea presenza di Caporossi.