CORPI UMILIATI/ CORPI NEGATI

di Leila Bonacossa

Nel teatro di REM e CAP sembra non comparire niente di umano che non sia percosso, costretto, manomesso, ridicolizzato e trasformato da una cintura smitizzante (particolarmente in Sacco).

Forse non si tratta di umiliare il proprio fisico e la propria carne, costringendola in corsetti aderenti o lasciandola debordare oltre braghe di stracci. Forse non si tratta neppure di calpestare brutalmente il proprio profilo esteriore, nè tantomeno negarlo. Sono convinta che la bellezza non sia l'unica strada per esaltare un corpo; spesso la bruttezza,

proposta con convinzione e fede, diventa una forma d'esaltazione altrettanto potente.

Il mostrarsi al pubblico in quel modo credo rappresenti l'aver preso fortemente coscienza di sè; significa aver finalmente la possibilità di prendersi in giro sul serio.

Fatico a comprendere espressioni come "negare il proprio corpo", perchè sento che parole di questo tipo implicano una sorta di immobilismo vegetale o comunque totalmente indifferente a tutto ciò che viene da dentro e da fuori (Pozzo), a tutto ciò che è bello o brutto.

Un gesto minimo, uno sguardo sono già un'affermazione.

Il gonfiore innaturale di un seno maschile o l'agitarsi di un corpo robusto e peloso, mi appaiono anche come grida di affermazione.