CYBERIA

LA POLITICA DELLA MUTAZIONE

E' decisivo tradurre in valore d'uso l'offerta di tecnologia : è il principio attivo di una condizione "postpolitica" in cui la comunicazione multimediale e telematica può diventare un "nuovo paradigma" dello scambio sociale.e dell'evoluzione cognitiva.


Le tecnologie digitali ci stanno offrendo delle straordinarie opportunità per interpretare il mondo, per capire quello che sta accadendo fuori ma anche dentro noi stessi.

Non è così azzardata, come penserà qualcuno, questa affermazione. E' proprio grazie all'evoluzione tecnologica che è possibile rendere credibile il superamento di una civiltà industriale e meccanica che ha stremato l'uomo e il pianeta.

Oggi si può infatti concepire una produzione di ricchezza senza dover sfruttare materia ed energia, senza abusare delle risorse del territorio e di quelle del corpo e della psiche umana. Nel momento in cui l'informazione e la velocità della sua trasmissione creano valori di mercato è possibile pensare anche a come possano diventare bene comune.

Viviamo in un'"infosfera" in cui le tecnologie della comunicazione determineranno sempre più sia gli assetti economici che quelli di una socialità in mutazione.

Si è ancora in mezzo al guado di un passaggio epocale in cui i massmedia hanno raggiunto un grado tale di dominio culturale da auspicare un loro ridimensionamento che sarà possibile solo attraverso una ridistribuzione della ricchezza delle informazioni.

Una possibilità attualizzabile con la più ampia politica d'accesso alle risorse della comunicazione e alla cosiddetta personalizzazione dei media.

Le tecnologie multimediali oggi fanno solo intuire questa tendenza che potremmo definire del mymedia, giusto per contrapporlo ai massmedia.

E' di un salto di qualità che si tratta, di carattere psicologico e culturale quanto economico.

Eppure è credibile. Rivela un'indicazione che in parte è già emersa con la diffusione esponenziale del fenomeno Internet, la rete delle reti, che sta rappresentando sempre più un modello di comportamento esemplare nell'utilizzo dei sistemi di comunicazione.

Il libero scambio telematico si muove orizzontalmente, si distribuisce per i tanti punti in connessione, alimentandosi di informazioni raccolte lungo il percorso.

E' un esempio cardine per comprendere la trasformazione possibile dei linguaggi della comunicazione.


La fine del gioco televisivo

La mutazione in atto nei processi vitali dello scambio sociale è cosi forte da spiazzare una categoria interpretativa come quella della politica che in questi ultimi anni si è trovata costretta ad adeguarsi al gioco perverso dei massmedia.

Si è trattato di una devoluzione stessa del fare e pensare politica, confusa tra i tanti messaggi della sovraesposizione televisiva che in questo paese ha raggiunto livelli insostenibili.

In questa fase stiamo assistendo ad una tale accelerazione dei processi di elaborazione dell'informazione attraverso le tecnologie digitali da indurre un disorientamento.

Troppa offerta tecnologica.

Uno dei modi migliori per affrontare la situazione non potra' che essere quello di creare nuove domande da porre di fronte a tutte queste potenzialita' offerte dall'"infosfera", per non affogare dentro questo mondo di dati e procedure ma bensi' navigarci.

Il punto decisivo sara' poi quello determinato dalla necessita' di produrre valori d'uso e non solo opportunita' di consumo.

Le nuove tecnologie della comunicazione ampieranno infatti le possibilita' di vita, renderanno piu' risolutivi le diverse attivita' della produzione e dello scambio sociale. Perche' questo accada e' però necessario che emerga una consapevolezza che va oltre l'idea di utilizzare dei nuovi strumenti tecnologici per cogliere l'importanza del salto paradigmatico, una vera e propria rivoluzione copernicana in cui si va ridefinendo il rapporto tra uomo e mondo.

Si deve accettare l'idea di essere all'interno di una generale mutazione culturale e comportamentale, a tal punto da modificare quello che Derrick de Kerckhove (l'erede di McLuhan) chiama il brainframe : ovvero la cornice mentale, quella "forma mentis" programmata ormai fisiologicamente per il riconoscimento alfabetico. Il fatto stesso di svolgere delle attivita', produttive e sociali, attraverso la rete di telecomunicazione ci iniziera' a "pensare in linea", attraverso un rapporto sempre piu' stretto, grazie a "interfacce" sempre piu' amichevoli (friendly), tra la nostra mente,il nostro corpo, e le tecnologie a disposizione. Le diverse interazioni uomo-macchina saranno cosi' sempre meno meccaniche, sempre piu' fluide, sempre piu' sensibili. La mutazione dei linguaggi operativi multimediali corre quindi di pari passo a quella dei nostri comportamenti e delle nostre percezioni. Sta cambiando il nostro "sentire". Viene da pensare a come in culture come quella giapponese si sia gia' molto "avanti" in tal senso.

Nella loro tradizione esistono pero' condizioni innate, come il "Ma": una parola per intendere lo spazio-tempo. Per un occidentale non e' facile comprendere una concezione che sottende l'estetica,le arti marziali,le proporzioni dei giardini,la cerimonia del te.

"Il Ma - sostiene Michel Random (uno dei maggiori studiosi di cultura giapponese) e' percepito dietro ogni cosa come un indefinibile accordo musicale, un senso dell'esatto intervallo capace di provocare la risonanza perfetta".

Possiamo cosi' individuare nel "Ma" un'attitudine psicologica in grado di coniugarsi con la dimensione elettronica a tutti gli effetti, come una quintessenza delle nuove sensibilita' dell'era virtuale. Per intenderci: qualsiasi interazione a distanza (gia accadde all'inizio del secolo per il telefono) tende a riconfigurare il nostro rapporto con il mondo esterno. Con i programmi di modellizzazione tridimensionale possiamo creare oggetti virtuali da condividere anche con stazioni remote.

Il fatto stesso che la cultura dei massmedia, quelli televisivi in primo luogo,pervasivi e generalisti (il "di tutto di piu'" inventato per guerreggiare per l'audience), sia destinata ad involversi, e' rivelatore della tendenza generale in atto. E' lo stesso Michael Chrichton a confermarcelo in un articolo per il"New Perspective Aquarterly" in cui esclama: "addio mass media dinosauri del 2000!". Emerge attraverso la diffusione esponenziale di personal computer multimediali, consolle di videogames, estensione delle reti di telecomunicazione, capacita' di elaborazione dei dati e delle immagini, una nuova potenzialita' degli utenti, in grado di diventare sempre di piu' prosumer : produttori-consumatori delle informazioni.

Emerge insomma una nuova cultura d'uso promossa dall'interazione serrata tra sistemi di comunicazione e tecnologie digitali.

Al dominio dei massmedia si può rispondere con l'avvento del mymedia : la tecnologia di comunicazione personalizzata.


E' a questo punto che si potrà rilanciare una nuova sensibilità politica ( o forse postpolitica), riscoprendo il senso vero di comunicazione: costruire possibilità di azione su un contesto condiviso da più individui, come suggerisce Pierre Levy.

Lo studioso francese, docente di Scienze della comunicazione presso il Dipartimento Ipermedia dell'Università di Parigi VIII e relatore al convegno promosso dall'UTET al Salone del Libro di Torino, sostiene con chiarezza che la mutazione antropologica in atto si basa su un'intelligenza collettiva resa possibile dall'uso dei nuovi linguaggi multimediali.

E' una visione ottimistica che vale la pena sostenere (perchè mai doversi annichilire di fronte al pericolo dell'alienazione tecnologica?) per investire attenzione politica sui possibili valori d'uso dei nuovi media.

L'espansione dei mercati tecnologici può ben coniugarsi con quella della coscienza.

Carlo Infante conferenza aprile 1995